tag:blogger.com,1999:blog-73831863036648450232024-03-14T00:09:59.742+01:00Mi chiamo MassimoAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/08230761059450942561noreply@blogger.comBlogger53125tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-82962815257036832712019-06-09T11:26:00.001+02:002019-06-09T11:26:39.563+02:001/2/3/4/5Seduto su una panchina, le mani a girare in un sacchetto di carta.<br />
<br />
Piano, i ricordi escono come briciole , un uccellino si posa sulla spalliera della panchina, illuminato dal sole...chissà quale viaggio ha fatto per essere attirato dal rumore della carta.<br />
La curiosità lo porta a prendere confidenza:ora gira sulla spalla, poi verso le gambe, e muove il becco a cercare briciole....<br />
<br />
“Due mani si toccano in una giornata di pioggia sotto gli occhi adombrati di una ragazzina,<br />
un fiore che si bagna sotto gocce grosse come coccinelle, passi veloci verso un riparo che regala un sorriso”<br />
“Due fossette che si animano e contente sistemano una conchiglia vicino ad un tulipano, un vetro a difendere da polvere e tempo”<br />
“Un disco a suonare e suonare e ancora suonare aspettando due lacrime su una guancia”<br />
<br />
Sono briciole di pensieri, non nutrono altro che spirito e anima....<br />
<br />
L’uccellino muove veloce le ali e vola via.<br />
<br />
Sono momenti che hai tatuato sulla pelle, scolpiti nella memoria e scalfiti da rammarico e tenerezza.<br />
<br />
La città, intanto, fa sentire stranieri, come un clown reciti una parte che agli occhi della gente sembra quello che non è.<br />
La maschera si toglie e il profumo di una rosa gialla di mischia alla malinconia.<br />
....solo ricordi, briciole.<br />
<br />
Il rumore di un treno, il volo di un uccellino, l’alzarsi da una panchina;<br />
rimettersi a camminare nella bella giornata che la luna porterà a termine calando il siparioio@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-18411067837167379242018-12-15T13:16:00.000+01:002018-12-15T13:16:24.832+01:00Pegas(in)oTutti i giorni si alzava presto e cercava di migliorare il suo aspetto. Vedeva Pegaso distante e voleva assomigliargli in tutto e per tutto.<br />
Non sentiva la fatica ma non riusciva a far spuntare le ali.<br />
Il colore, poi era un grigio che tendeva al nero e il bianco del manto di Pegaso sembrava un 'utopia.<br />
La corsa era soddisfacente ma non riusciva a volare....<br />
Ogni giorno saltava ostacoli sempre più importanti ma il volo era un' altra cosa.<br />
Pegaso intanto cavalcato da Bellerofonte riusciva in imprese incredibili, combatteva nei mari, trasportava saette, volava verso le stelle.<br />
Lui guardava e ammirava.... Ma non riusciva ad emulare il suo idolo.<br />
Un giorno cominciò a correre sempre più veloce fino ad arrivare ad un burrone e lanciarsi nel vuoto.<br />
Il suo padrone urlo il suo nome...corse verso il dirupo e si gettò per salvarlo.<br />
Il volo non era così emozionante come credeva e vedere al suo fianco il suo padrone che cercava di salvarlo gli fece capire che essere eroe era un'altra faccenda che vivere di sogni.<br />
La terra era sempre più vicina, ormai il destino sembrava compiersi.<br />
Pegaso arrivò volando e salvò entrambi....<br />
Il padrone ringraziò il cavallo alato e abbracciò forte il suo animale.<br />
Poi.... Più tardi nel suo piccolo recinto prese un pezzo di corda e lo lego' alla zampa dell'animale..... Ricorda: sei un asino non puoi essere Pegaso ma ti voglio troppo bene e anche se non hai le ali o non sei bianco combatti la terra tutti i giorni per me, porti quello che il mio fisico non riesce e controlli tutto il podere... Tu sei il mio eroe e questo mi basta....<br />
L'asino guardò il suo padrone ed emise un forte raglio ... Dall'alto Pegaso splendeva forte e una leggera pioggia simile ad un nitrito accarezzo ' l' animaleio@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-81022589274182515312018-01-31T19:20:00.004+01:002018-02-01T01:22:09.369+01:00leggendo emozionandomi (....ossi di seppia)delle pietre al sole in circolo.<br />
una sopra l'altra a dare ombra e nascondere l'acqua.<br />
una fune che la carrucola abbraccia e accarezza, unico ponte tra luce e ombra.<br />
un secchio che parte per tornare ricco di povertà.<br />
<br />
il corpo si presta ad umido e pulito, il viso scruta nel fondo del mastello in cerca di immagini che piano, regalano memoria.<br />
<br />
una farfalla vola nell'aria, le ali colorano la luce che il sole provoca spavaldo filtrando le nuvole.<br />
un volto esce: a coprire gli occhi, la mano nodosa dice che gli anni passano, le labbra assaporano l'acqua e timide si asciugano al polso.<br />
quante volte il riflesso ha mostrato maschere, quante volte sono state gettate e cambiate, quante volte abbiamo pensato di ingannare noi stessi.<br />
<br />
un sentiero mostra il cammino, alberi, verde, vento e cadenza ritmano i passi.<br />
uno dietro l'altro, quasi una marcia, avanti avanti e ancora avanti.<br />
un punto lontano sembra aspettare, un'ombra si stacca dal sole e sembra andarsene senza aspettare.<br />
dove devo andare?<br />
cosa faccio qui?<br />
nessuno muove una mano, indica una via: solo.....tu e tu....<br />
<br />
l'odore del mare arriva alle narici, finalmente....<br />
ma è solo un odore, le onde frangono a mille miglia e la risacca si diverte con i tuoi ricordi.<br />
<br />
sabbia non ne trovi.<br />
aspetti che altre maschere vengano indossate, che altra acqua lavi il tuo corpo....<br />
<br />
aspetti..<br />
<br />
no, non puoi aspettare, domani arriva in fretta e bisogna essere pronti, bisogna correre, sentire le foglie che cadono e rincorrere quella farfalla.<br />
libero.<br />
libero.<br />
libero.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-52989782525259019292017-05-27T12:54:00.001+02:002017-05-27T12:54:39.331+02:00do re mi FA vola......aria calda, una luce che spinge a colorare le strade,<br />
alberi che lasciano ballare le foglie e fiori che profumati si svegliano nella loro bellezza.<br />
due ali piccole, disegni come cornicette di bambini alle elementari,<br />
un ritmo leggero che trasporta di fiore in fiore, ....qualche ricordo, un bozzolo, una larva , i colori e ora lo splendore di una divisa che alcuni tentano di collezionare con spilli in teche di vetro.<br />
<br />
poco distante una piuma gioca con il vortice dell'aria. ora su, ora giù....poi a destra e sinistra , ancora in alto e in basso, metro dopo metro fino ad incontrare la farfalla.<br />
non si sa da dove arrivi, neanche di chi, fino a poco tempo prima, ne fosse corredo...<br />
ora libera , nell'aria, a seguire il vento.<br />
<br />
sfiorarsi, accettarsi, prendersi, poi lasciarsi per riprendersi ancora e giocare con la corrente....<br />
<br />
sono sola....<br />
sono solo.....<br />
<br />
volo per cercarti, volo per trovarti<br />
fluttuo per cercarti,fluttuo per trovarti.<br />
<br />
sembra impossibile, abbracciarsi all'aria sperando che il giorno non finisca mai.....<br />
<br />
domani?<br />
chissà?<br />
<br />
le luci calano, il sole torna a riposarsi, fiori e alberi si preparano alla sera....<br />
la piuma non riesce più a volare, la farfalla chiama, cerca.....ma anche lei non ha più forze....<br />
<br />
la strada ha perso luce, polvere e buio coprono la piuma che ha smesso di parlare.<br />
la farfalla non vola più, di colpo il tempo le ha rubato gli entusiasmi....<br />
<br />
una nuvola guarda la luna.<br />
la luna ascolta le stelle....<br />
<br />
una brezza leggera si diffonde lieve e piano prende sempre più forza....<br />
un venticello particolare che frulla le strade<br />
.....movimento.......soffio.......movimento.....<br />
<br />
la piuma torna a volare ....<br />
un'eco che canta dove sei? ove sei? ve sei? ei?<br />
<br />
due ali che cercano di riprendere forza....colori che si muovono......<br />
<br />
due colori che si intrecciano nell'aria e volano aiutandosi e cavalcando il vento.<br />
<br />
la luna che che guarda la nuvola,<br />
le stelle che parlano alla luna.<br />
<br />
<br />
<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-38468525591600281932017-04-22T16:02:00.000+02:002017-04-22T16:06:22.676+02:00Grazie melvilleUn raggio di sole. Nuvole. Onde che picchiano sui fasciami.<br />
Notte di luna con una crepa nel mondo a mostrare ghigno e sfida.<br />
Uno specchio , una bottiglia ormai vuota, ricordi, creature che escono da sogni e quella maledetta montagna bianca a spruzzare dal dorso vendetta e dolore.<br />
Non affacciarsi a vedere se tutto torna uguale ma una parte ormai è sparita , il bastone a battere sul vetro, la fiamma della candela ad avere paura di far troppo chiaro .<br />
<br />
Se questo sono io, se è vero ciò che è sempre stato.<br />
Ho navigato senza trovare niente, cercando l'infinito. Ho varcato orizzonti solo per perdermi sempre.<br />
Immagino di danzare all'inferno con la gruccia a tenermi compagnia, una voglia di camminare con la gamba che strappata mi ha fatto orfano.<br />
Moby dick, un nome simpatico come in tempo di guerra si chiamava il nemico per non averne paura.<br />
La voglia di trovarmi ancora davanti a lei , i miei occhi nei suoi, aspettare che i veleni facciano effetto, che il suo alito sparisca e sperare che l'angelo aspetti ancora prima di portarmi con lui.<br />
<br />
Se questo sono io, allora sono i primi colori che hai visto,chiudi gli occhi per vedere e mondi da inventare....ritrovarsi nel silenzio, in una stazione dove non parte niente.<br />
Aspetta.....ricordi?<br />
Avevo detto : aspetta.....<br />
Ma Moby attende, una cameriera aspetta che paghi il conto, carnevale è finito e ho voglia di sfidare la fortuna.<br />
Se questo sono io, mi vedrai nel mare, osserva il cielo cambiare, ogni sogno sarà il tuo.<br />
Immaginare, vorrai farlo....non potrai mai perderti perchè se questo sono io, sarò con te a tenerti la mano, ma l'angelo mi chiama, l'acqua è fredda, aspetto la gamba che non è più, vedo tutta la mia vita correre nelle testa, uno sbuffo a sputarmi in faccia beffardo......le carte non erano buone, non ci sarà un'altra mano....<br />
Non sento più rumori, non vedo più , come una mandria, pensieri, sogni, desideri , rancori scappano dal recinto....niente più fili, niente più nodi, ....la tenerezza di un abbraccio, il profumo di una rosa.....no, niente più, basta.....l'acqua sopra, la luce trema e il buio si fa sempre vicino......<br />
<br />
Achab<br />
<br />
<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-15477483440388534252017-01-07T19:56:00.000+01:002017-01-07T19:56:06.240+01:00DELIOla coda a sbattere e qualche foglia a cadere.<br />
un vento leggero e il profumo di legna a giocare con aromi e mattoni, pezzi di carta con nomi scritti in piccolo, poi tavoli e gente....gente e tavoli.<br />
la coda maculata a girare in un dehor che la stagione ha reso vuoto, un miagolio, la "cerca" della pappa e gente che entra e esce dalla porta.<br />
fotografie in bianco e nero tengono compagnia a libri di cucina e guide turistiche, l'acciotolato ti ha accompagnato all'ingresso,<br />
caldo, il colore di qualche fiore e da una vetrata vedi paesi abbarbicati e una casetta rosa in mezzo al verde, sei ospite in una favola, aspetti e vedi i suoi occhiali che l'umido dei fuochi ha reso opachi, la sua cantilena a rivelarti che le sue origini sono ben radicate, la giacca con l'eterno bottone lasciato aperto e il sorriso a chiedere di te.<br />
le cose solite che "non"sono banali, il tavolo che prende vita ....<br />
.fuori la coda rossastra ha trovato un angolino dove aspettare....<br />
<br />
ti ricordi di .......e come sta .......me la trovi una casetta......dai che vengo a darti una mano.......<br />
<br />
passa il tempo, la risata ora ha preso la strada della chiacchiera.....<br />
acciughe, conigli stoccafissi, ravioli, tutto ha un racconto, vive di storie....<br />
<br />
ancora un brindisi e dalla bottiglia scendono ancora lacrime a colmare i bicchieri.<br />
la porta si apre, è il vento che trasporta delle nuvole...sono venute a prenderti...<br />
ti giri, mi regali ancora un sorriso, accarezzi quella coda che aspetta invano....<br />
<br />
ciao....mi dici<br />
ciao....ti dico<br />
<br />
un leggero raggio di sole a indicare un sentiero.....in alto il bicchiere...un brindisi.....<br />
<br />
au revoir maitre.......<br />
<br />
<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-26503469692225598332016-07-23T09:44:00.001+02:002016-07-23T09:44:23.675+02:00Tempus fugitI tempi cambiano, e noi con loro. I ricordi diventano patetici attimi di nostalgia.<br />
Seguiamo le orme paterne e ricadiamo negli stessi errori, il voler cambiare il mondo e l’adeguarsi al tutto facendo diventare inevitabile l’apatia e il rimorso.<br />
Le lotte giovanili con i genitori e gli amici, i primi amori, il fatto di cominciare a farsi la barba e poi? Niente.Routine , solo una lenta e inconsapevole routine che ci avvolge come nebbia mattutina e nasconde la voglia di fare. Non diventare grande mai, non serve a niente sai…..cantava eugenio finardi e trovo che in quelle parole ci sia una saggezza che con il senno di poi fa capire come affrontare le cose. Voglio cambiare il mondo, voglio essere il migliore, voglio fare quello che mi piace, voglio, voglio e voglio….ma l’erba voglio non esiste neanche nel giardino del re e allora si rimane insoddisfatti e tutto ciò che ci passa per la testa da alternativo passa a difficile , per poi giungere ad impossibile.I problemi aumentano quando non si vede più il sole e spiace dirlo, ma come sole intendo il vile e bastardo denaro, che in maniera subdola si impadronisce del nostro ego e ci travolge in vorticosi valzer come marionette usate dal mangiafuoco di turno.<br />
Gli ideali cambiano con l’età, prima il futile poi il voler essere e terminiamo con la salute.<br />
Giovani che diventano vecchi nel giro di dodici mesi, e cinquantenni che non sapendo invecchiare diventano ridicoli facendo le macchiette di loro stessi. Siamo in transito, dal pianeta “so tutto” a differenti galassie dove l’arterio ti fa scoppiare in editti da strillone di hyde park e il carattere cambia a ritmi di drum machine , alcuni si rifugiano in alleati chimici, altri provano ancora sperando che il barlume di buonsenso non si attenui e spenga al primo refolo di vento.<br />
Non so come poter venir fuori da questa impasse, i giorni intanto passano presentando uno stillicidio che passa da acqua a gin tonic , facendo finta di lenire il dolore e tu , continui ad arroccarti in te stesso, ultima difesa all’attacco della noia e del pessimismo.<br />
Bisogna allearsi, cercare di stupirci come bambini che entrano in un negozio di giocattoli, affrontare senza paura le nostre ansie e tirare fuori dal cilindro il fatidico coniglio che salverà lo spettacolo.<br />
Combattere, scendendo in un’ipotetica piazza e lasciare che la fantasia ti liberi da stereotipi che spesso ti ingabbiano, eliminare le remore che si nutrono delle tue idee assorbendole e cambiandole in combutta con la tua mente…….liberarsi di tutto, e combattere l’apatia e la noia, cerchiamo un po’ di ottimismo e rompiamo le regole che ci siamo imposti in maniera etica…..non vogliamo e dobbiamo tener conto più di nessuno.<br />
Una forma caratteriale di anarchia deve accompagnarci in questo nuovo viaggio, soli ma insieme<br />
Nec tecum nec sine te, e affrontiamo il nemico che ognuno di noi ha , lottiamo, e anche se rimarremo sconfitti , almeno la forza di averci provato, a garantire l’impegno.<br />
I treni passano, sta noi riuscire a prenderli e iniziare il viaggio verso una meta che non sia utopia.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-57375484075746736842016-06-16T16:08:00.000+02:002016-06-16T16:08:14.157+02:00hey joe......chiedendo scusa a jimi, ....liberamente trattoLampioni che sparano un giallo fioco, una bottiglia in terra e un carrello della spesa pieno di quello che la gente non pensa più.<br />
Poco lontano una barba dura e scura come il legno, mani che i calli hanno fatto dimenticare cosa vuol dire una carezza, capelli che dicono del tempo che passa, un corpo che non ha più parole da raccontare, il freddo nelle ossa e caviglie a trasportare ricordi e impressioni ormai difficili da condividere.<br />
Un muro a regalare un'ombra che parla e sorride, vecchia amica della notte, culla i pensieri chiama le nuvole che la luna accompagna assieme a gabbiani , voce roca a entrare in un labirinto simile ad una prigione, vita clandestina, cartoni a riparare dal freddo, una casa di carta , finestre aperte a lasciare che sogni e ricordi escano ed entrino aprendo i cassetti del mattino facendo uscire i segni di leggera follia che una latta riflette credendo di essere uno specchio.<br />
Bugie che arrivano alle orecchie dimenticando parole e persone, un sorso di veleno da una bottiglia con un veliero all'interno, il pegno di volere ancora ammalarsi di illusioni.<br />
Una strada, gente che apre ombrelli e l'acqua a sciogliere quella cenere che il cuore genera, una mano aperta, la voglia di spiccioli e un mozzicone di sigaretta a tenere vivi pensieri di tempi passati.<br />
Lo sguardo che ricorda che sei orfano di luce, che hai il buio dentro, che la speranza è andata via da tempo, un viaggio senza meta , le scarpe che sembrano petali di fiori svolazzanti .<br />
Vetri appannati, un forte odore di caffè, un giornale che una volta leggevi e oggi serve a coprire da quel freddo che non ti tocca solo le ossa....una preghiera che combatte con la voglia di cambiare e Dio salvi la regina ....ma non serve a niente, il silenzio accompagna l' indifferenza, passa il tempo ma tutto è sempre uguale, ti ricordi dall'altra parte della terra un anello al dito, fotografie, una strada, una pistola, muri che parlano da soli e note taglienti da una chitarra che sembra chiamarti...." hey joe"....un treno, città a seguire, odore di ferro e fieno, tabacco a nutrirti e dita che diventano gialle, vorresti dormire con un orso blu stretto alla guancia, ....no è solo sudore, foglie che cadono e un altro inverno a scherzare con le tue ossa....petali di pensieri , un fiore che parla di morte e dolore, sei un personaggio, la chitarra continua a confezionare note che non sono lettere d'amore...."hey Joe" torna nella canzone, non lasciarci tristi a pensare.....<br />
Da qualche parte un sacco nero, poi un camion ....pouf.....sparito.....io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-52718822989598526862016-03-06T08:32:00.000+01:002016-03-06T08:32:24.366+01:00L'acrobataSalsicce e lattine....gli occhi verso l' alto, una fune da un palazzo all' altro... sole a regalare luce.<br />
il tempo passa , voci che si rincorrono, cuori che accellerano e mozziconi che volano sull'asfalto.<br />
<br />
Musichetta, voce da un microfono, adesso....<br />
<br />
Un'asta lunga....canottierina aderente, talco cbe accarezza mani e scarpette......<br />
teste che dal basso girano verso l'allto, testa che dall'alto non gira verso il basso...<br />
<br />
Un piede avanti e l'altro a seguire....asta che muove come ali e la concentrazione a non far respirare....<br />
come una danza, un due tre, un due tre......<br />
sotto, la gente non parla più, sospironi a salire quando vedono l'asta che gira e muove strana....<br />
<br />
Metà percorso e pensieri che si mischiano....un cocktail di emozioni si fa largo e sembra prendere per mano l'acrobata......i metri sembrano finire....una piccola svista , l'asta che muove impazzita......la gente che urla apprensiva....una tensione che neanche un coltello riuscirebbe a tagliare....il sole a costringere mani a posarsi sulle fronti per vedere meglio.....<br />
un due tre, un due tre......il ritmo è tornato, la paura è in agguato ma la strada è quasi finita....<br />
<br />
Applausi a liberare la tensione...sigarette e scrivere l'aria...qualche lacrima per i più sensibili....<br />
<br />
Dall' alto le mani coperte di talco a salutare e ringraziare.....sotto: un cappello a girare tra la gente cercando spiccioli, la vita in discussione per sfide tra le nuvole e un pezzo di pane..<br />
<br />
Freddo nelle parole ....incanti a proteggere il cuore....il tempo di partire, il tempo di restare e pezze di coraggio a coprire tagli nel vestito della vita....una sfida che un 'asta aiuta a cercare di vincerla....<br />
<br />
Una valigia, sogni tra le cerniere, un'altra città, sempre una fune da percorrere......<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-58319221372295210502015-09-30T11:15:00.000+02:002015-09-30T11:15:34.373+02:00ti/ erre/ i/ esse/ ti/ eun tendone, colori, rumori, gente che batte le mani, della sabbia, animali, corde, acrobati che piroettano in volo da trapezi, uomini forzuti, pagliacci con nasoni colorati e scarpe improbabili, donne snodate ad impressionare con il loro corpo, nani, il rumore di una frusta, dei baffi, un megafono, le luci che si spengono, un cannone gigantesco in mezzo alla piazza.un casco e un omino, un cane bianco e nero a seguire, una tutina da astronauta, lo sguardo quasi vuoto, senza pensieri.<br />
<br />
Una volta, da bambino, voleva fare il giro del mondo su di un razzo, sognava pianeti e guardava la luna che con la sua faccia sembrava fare l'occhiolino....<br />
Diventava grande, ma di testa, non nel corpo. La passione per il volo, la curiosità del vedere quel cielo che cambiava colore eppure era sempre blu.<br />
I sogni che non stavano più nel cassetto, voglia di vivere avventure, e quel corpo che rimaneva piccolo.<br />
<br />
Una mano, un pezzo di carta, una firma, un nuovo lavoro, forse buffo forse pericoloso, per lui importante.<br />
<br />
Degli stivali in pelle, una tutina protetta con poco amianto,dei guanti simil motociclista, un casco, e un cannone come stanza dove poter condividere sogni e passioni...<br />
<br />
Bum, lo sparo<br />
<br />
Bum, l'aria a toccare la tuta<br />
<br />
Bum, le guance strette e gli occhi a lacrimare<br />
<br />
Bum, il cielo vicino e i ricordi a girare<br />
<br />
Bum, una sirena<br />
<br />
Bum, un letto, bende e tubicini, gente che chiede di te<br />
<br />
Bum, sonno, forse no, ma gli occhi si chiudono.....<br />
<br />
Lontano......gli applausi......<br />
e un cane con le orecchie basse che aspetta..........io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-25268923663160133042015-03-24T15:53:00.000+01:002015-03-24T15:53:59.179+01:00giuda......Una strana giornata, l' orto davanti a me mi regala profumi che presto la mia memoria dimenticherà, il sole gioca con la mia fronte impreziosendola di gocce che si uniscono a quelle che lente scendono dai miei occhi.<br />
Nella mia tasca trenta denari, testimoni di un' amore che troppo violento ha generato gelosia.<br />
Era un mattino , quando lo sentii parlare davanti a gente sconfitta, malata, la mia testa viveva ancora di vino e azzardo della sera precedente...."un altro fenomeno" ...il mio pensiero, ma i suoi occhi e come gesticolava parlando, l' enfasi, e il calore della sua voce mi indussero a fermarmi e rimanere colpito anche dal suo corpo non certo da centurione.<br />
Seguirlo e stargli vicino era diventata la mia missione, lo amavo per come faceva sentire le sconfitte: vittorie; i malati: sani....eravamo in un gruppetto che itinerante , portava verbo e speranza, ma a qualcuno sembrava che tutto generasse potere.<br />
Tra di noi, un pescatore e un ex esattore erano quelli che lo seguivano di più, ma io l' amavo per quello che mi dava, e piano, presi a temere per lui, avevo paura che tutto finisse, non volevo che ci abbandonasse....personalmente ero già stato solo per troppo tempo, e il suo sorriso mi faceva arrabbiare per la troppa sicurezza che diventava quasi una sfida....parole e parole che piano diventavano troppo forti, gli altri a credersi un esercito, lui che non volevo cambiasse, che non mi parlava più come ad un fratello, ma come a un figlio...<br />
Geloso del suo essere; poco tollerante nei suoi modi di fare che lo portavano a credersi chi "quel nome faceva paura a dirlo"; stufo di vedere che tutto non era più, un bicchiere a scaldarmi e un altro a sfogarmi....poi al terzo bicchiere, risposte a domande e un accento strano a promettermi trenta monete per potergli parlare....<br />
Ora, i miei occhi bagnano il ricordo della vista di corde sulle sue mani e sputi sul suo volto...<br />
Una corda, un nodo ad accarezzarmi, immaginando le sue braccia a cingermi e il suo sorriso a salutarmi...<br />
L'ultimo respiro è il più brutto, senti che l'aria ti saluta, ti vengono in mente i pesci, non ti interessano più quei trenta denari, vuoi solo vederlo e dirgli : grazie di avermi dato una ragione, grazie di essere stato luce e gioia, ti chiedo scusa, ti ho amato e ti amerò sempre, ma purtroppo sono un uomo e vivo di tentazioni, di orgoglio, di sbagli, .....il sole è diventato buio.....e io rimarrò per sempre nella sua ombra, e il ricordo che lascerò sarà monito di sventura.....ma non ho tradito, l'amavo troppo.....chissà se qualcuno lo capirà....io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-55990119140993927632015-01-16T00:07:00.000+01:002015-01-16T00:08:22.560+01:00Gli occhi assonnati, stanchi.<br />
Alzarsi comporta movimenti che il tempo ha reso difficili.<br />
La schiena sembra parlarti ma tu non ascolti, le braccia tirano dai gomiti......non ti ricordi più a che punto sei arrivato nella lettura del libro, e stai ancora pensando a chi era quello che ti ha salutato stamattina.....sembra ieri che scendevi dalla moto tutto infangato, o che giocavi a pallone nei giardini fino a tardi; le lezioni a scuola e le poesie che fluivano veloci e sicure come i tuoi pensieri e i nomi dei tuoi amici che recitavi come un rosario.<br />
La tua faccia davanti allo specchio si diverte a guardarti, piccola cresta, orecchino e pizzetto non servono a nasconderti; sopra gli occhi piccole rughe ti salutano, il bianco è il colore che comincia a giocare con quella specie di lanuggine che ogni tanto cerchi di tagliare.<br />
Ti vedi seduto sopra una panchina , stai parlando con un numero cinque e chiacchierando lo senti raccontare di quando correva nei giardini o girava in bicicletta o della prima fidanzatina, poi di quando un treno lo scarrozzava per paesi distanti vestito di grigioverde, oppure ad assaggiare vini, o bruciare padelle...e mentre parla lo vedi che continua a guardare l'orologio, impaziente....."aspetta qualcuno?"una domanda che come risposta ha un altro numero cinque che si avvicina e si siede tra te e lui.<br />
I nomi non servono, sai che sono lì a raccontarsi storie, viaggi, sensazioni che ti sono appartenuti e che oggi ricordi, senza rimpiangerli, sai che le presentazioni sono inutili, sono due numeri, due cinque, uguali, si alzano, e un tappo salta nell'aria, la bottiglia di sogni e speranze versa nel bicchiere strette di mano e parole......un calice al vento, cinquantacinque.......e sorrido.....io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-69066690725811434112014-09-12T16:55:00.000+02:002014-09-12T16:55:54.775+02:00dedicatoParole che come onde ti arrivano addosso mostrandoti forza e potenza. Parole che sembrano dardi a colpire bersagli. Parole che speravi di non sentire e invece combatti . Parole che dicono niente e tutto accompagnate da respiri e silenzi. Attimi che non senti piu' niente, attimi che come in una giostra il cuore ti arriva in gola. Attimi che non sei pronto e non vuoi esserlo. Non distingui piu' la luce dallo scuro, come un pugile suonato ti siedi all'angolo e vedi come in un film tutti i ricordi che ti passano davanti e ti salutano. Vorresti fermarli ma e' cambiato il senso, non c'e' piu' ritmo. Il tempo, dicono, ti aiutera'....l'altra volta ha vinto la sua mano con carte bruttissime , barando.....non ti puoi fidare....aspetti in un angolo , speri in un una carezza che diminuisca la malinconia, ma un furgone arriva e scarica casse che la tua casa non puo' ricevere, la tua testa e' vuota , connessa col nulla , i ricordi si spezzano in frammenti e non riesci a capire che hai perso....storie, racconti, non fanno piu' per te, i sogni sono partiti e chissa' se torneranno....gli occhiali ormai sono sul tavolino, non c'e'sole ma stropicci lo stesso gli occhi, vai alla finestra e ...immagini un mazzo di tulipaniio@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-29150826802056499902014-09-08T18:59:00.001+02:002014-09-08T18:59:35.561+02:00Ultimi romantici<div style="text-align: justify;">
Ultimi romantici....una scritta in corsivo sopra un muro fatta con lo spray....flashback....un ragazzo pieno di sogni che voleva diventare un astronauta e leggeva articoli su articoli dello sbarco sulla luna. La macchinina a pedali posteggiata ormai da anni in magazzino e la borsa dei libri per andare a scuola perennemente scucita.ore di lezioni ad imparare verbi , declinazioni, qualche parola di latino, matematica sempre a rendere difficile il tutto e disegno a far capire che le inclinazioni non sono del grande pittore. Poi i primi soli a mostrare che lo sport sviluppa , la mente viaggia e il lavoro nobilita...fuori nel dehor a portare piatti e fare in modo che uno stipendio ti faccia comprare la moto che come passione ti fara' conoscere i sentieri della tua terra. Qualche anno ancora ed eccoti con diplomi ed encomi gastronomici a parlare di vini e cibi, ma sei un pivello, arrogante e presuntuoso data l'eta'. La famiglia ti sta stretta , credi di essere un fenomeno e la prima sberla ti prende sulla faccia stendendoti al tappeto. Credevi di aver toccato il cielo con un dito e invece devi ripartire daccapo. Le maniche alte, la voglia tanta e finalmente un po' di umilta'. Gli anni passano e tu sei sempre il solito ragazzino che vuole correre in moto e vivere di fiabe. Realta', la gente continua a dirti "realta'" ma non sa che le fiabe creano sogni che sono il motore del tuo ego....un romantico, che prende tutto lo mescola e lo distribuisce come un mazzo di carte su di un tavolo. A te non interessa la mano, ma il gioco, il poter tenere le carte sperando che ti raccontino storie, re, regine, fanti , numeri e semi diversi si integrano come ingredienti di un piatto. Hai sempre la testa nelle ricette, di altro non vivi, diventare grande? Mai!!!! Ora sei su di un treno e viaggi, avanti e indietro, sei viaggiatore di pensieri e turista di idee, poi ripassi davanti a quel muro e rileggi.....ti rivedi a Mougins, Poi ad Alassio, A Bruxelles, Argenta e insieme vedi tante persone che hai conosciuto e la pensano come te....ULTIMI romantici, sperando di rimanerlo fino alla fine e continuare a vivere di favole e sogni con Bianconiglio che da le carte e Cenerentola che serve da bere e cercando di non fare rumore per non svegliare la bella addormentata nel bosco che Puck protegge da anni....domani sara'un altro giorno e con lui speriamo un'altra storia.</div>
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io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-20212032305334943532014-07-05T12:13:00.001+02:002014-07-05T12:13:15.044+02:00spesDue fessure strette quasi ad allontanare la luce, le labbra che si toccano appena a sussurare parole che prima ti colpiscono e poi ti spiazzano. Cerca le sigarette che non sono piu'quelle dei pacchetti ma mozziconi, non ha odore di sudore ma di sconfitta.i vestiti con la piega ma dismessi testimoniano un regalo da pacco di raccolta, le scarpe sul classico con qualche problema e rigorosamente senza calze.l'hai incontrato li' nella sala d'aspetto della stazione di Genova mentre il tuo treno ritardava, te lo ricordavi diverso, nella sua divisa da cameriere e con lo sguardo fiero di marito e padre di famiglia. La sua storia rimane racconto e ti porta a conoscere sconfitte e stati d'animo che mai avresti voluto ascoltare. Gli chedi se vuole fare colazione con te ma declina l'invito facendoti credere di averla appena fatta per non approfittare e crearti imbarazzo. Intelligente, fiero, il suo sguardo da sconfitto ti intristisce. Due parole e vedi un riflesso nei suoi occhi.....speranza. la voglia di riprovarci anche se non hai piu' vicino chi credeva in te anche se tua figlia si vergogna a vederti e tua moglie non vive storie a cui ti nel tempo ti eri abituato. Prospettive, poche. Sempre in giro tra patronati e sale d'aspetto per poter nutrire e riposare la tua voglia di rivalsa. Il mio treno arriva, lo abbraccio e gli chiedo se vuole soldi o altro...mi sorride , mi da la mano e mi dice che vedermi e parlare con lui e' stato quello di cui aveva bisogno. Cerco di lasciargli il numero del cellulare ma guardandomi mi da una pacca su una spalla e mi sussurra "grazie, non mi serve, ti ho visto, ora vai che perdi il treno e salutami tutti". Salgo sul treno, lo guardo andare via...il finestrino sembra appannato, provo a pulirlo ma mi accorgo che i miei occhi sono stanchi e umidi.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-77284066105373748102014-06-03T16:44:00.000+02:002014-06-03T16:44:01.191+02:00SIRENE e sirene<br />
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Amava la sabbia, da ragazzo si sdraiava in giornate di sole per sentirne il tepore<br />
sul corpo o la camminava al mattino presto per raccogliere le conchiglie, o dopo le mareggiate per sentirne il profumo che le onde frangendo disegnavano nell'aria.<br />
Ora cambiando il colore dei capelli e aumentando i solchi vicino ad occhi e labbra si trovava solo a sognare di quel mare che gli regalava emozioni. Il lavoro gli faceva creare cose interessanti, lo definivano artista ma lui si sentiva artigiano. I suoi strumenti erano pentole e padelle e amava il rito del servire le sue idee ai tavoli del suo ospizio. Si era innamorato di una figura marina , una sirena e pensava anzi credeva esistesse davvero. Tutte le sere andava a passeggiare sulla battigia scrutando nell'oscurita'alla ricerca di scie o odori. Le ombre lo sviavano, pensava che occhi marini lo seguissero e cantassero per lui. Ma non era per mare e non viaggiava per Itaca. I suoi piatti diventavano concettuali lasciando perdere il discorso commerciale per seguire le idee che avrebbero avvicinato il suo essere alle sirene.<br />
Giorni, mesi, anni......ma il mare non lo accontentava, il suo sogno rimaneva tale e allora decise di partire. Via. Verso Itaca...<br />
Una citta'diversa lo accoglieva, piano, senza farsi accorgere tornava a seguire l'istinto ma i fiumi hanno sirene? Senza tappi di cera ma con tanta caparbieta' pensava di averle viste ....i suoi piatti ora diversi diventavano strani, era sempre piu' lontano dalle rotte . Non seguiva le stelle, non gli interessava piu' navigare e finalmente arrivarono le sirene, una sera, lampeggiavano, avevano una forma meccanica e quattro ruote. Gentili lo aiutarono a vestirsi con una strana camicia e lo accompagnarono in un mondo di luci e ombre.....<br />
Forse sara' il mio destino, amo le sirene, amo sentire i profumi del mare, amo essere straniero in patria e amo mettermi in discussione. Spero di vedere sirene nel Tevere perche' sono per i "lieto fine" e spero di vedervi ai tavoli dell'Enoteca per soddisfare la vostra perplessita' nutrita dalla curiosita'.<br />
<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-31484472212004129552014-05-08T16:13:00.000+02:002014-05-08T16:13:39.812+02:00fiaba gastro terapeutaC'era una volta un castello , il dove e' fantasia, il quando chissa'. Molte persone giravano nel castello, ma quelle piu' particolari erano la dama e il cuoco. La prima aveva un mucchio di problemi da sbrigare, il castello era un po' in disuso, il re non c'era piu' e i sudditi facevano tutto meno che i sudditi. La dama girava e girava e l'unico momento di quiete e gioia lo trovava quando si sedeva a tavola e aspettava le ricette originali del cuoco. Persona strana, atipica per il castello, era arrivato portando troppe cose nuove e subito era passato piu' per alchimista che per manovratore di padelle. Mite e tranquillo catterialmente particolare amava fare le cose piu' per una sfida con se stesso che per piacere verso gli altri. La dama poco a poco comincio' ad accostarsi al lavoro dello chef e presa da una passione per il cibo si fermava a volte ad aiutarlo cercando di carpire il suo mestiere. Le ricette pero' non avevano codici, non venivano scritte e la dama comincio' a rassegnarsi allo stare a tavola a gustare piu' che in cucina ad apprendere. Un giorno arrivo' sul tavolo un piatto particolarmente diverso che la dama assaggio' e volle sapere.....si trattava di gamberi serviti in maniera dolce con una salsa che ricordava gli agrumi. Il cuoco non volle rendere il segreto, tutte le volte che la dama entrava in cucina , lui nascondeva le cose. Piano piano tra dama e cuoco crebbe una confidenza che li portava a passare piu' tempo davanti ai fornelli....lei trovava bello lavorare con padelle e altro pittosto che amministrare il castello ma doveva farlo altrimenti avrebbe perso anche il cuoco...passo' del tempo e una sera complice la luna la dama chiese al cuoco cosa volesse in cambio della ricetta della salsa. "Un bacio" rispose timido il cuoco......e cosi' oggi sappiamo che la salsapariglia era composta da......Datemi un bacio e ve lo dico.....<br />
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<br />io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-67504271267795179422014-03-17T13:59:00.000+01:002014-03-17T13:59:29.663+01:00per e pro romaFare quattro passi per vie e piazze ti scombussola tutto, se pensi che eri abituato al mare, a stare solo e usare un andamento lento, qua sei in perenne confusione.<br />
Il bello , pero', viene camminando perche' la gente non la vedi piu', i tuoi pensieri ti arrivano da sintonizzare, come davanti al televisore cerchi di migliorare il segnale...<br />
La cucina e' diversa: eri abituato a giocare in punta di fioretto e ora hai in mano una spada.....gusti forti, carichi, pieni e speziati testimoniano l'origine contadina della campagna romana, il mare dista un pochino e il profumo di sale e vento tarda ad arrivare. Bisogna adeguarsi, per un foresto come me la difficolta' maggiore e' nel trovare un equilibrio con l'olio locale tanto e' vero che sto facendo di tutto per avere quello delle mie parti.<br />
Tornando a noi, il locale mi piace, sta prendendo forma e tutto lo staff si sta rendendo conto dell'importanza della sfida. I fornitori fanno di tutto per accontentarmi e lo spirito sembra quello giusto.<br />
Ecco, ora entri in pub irlandese e ti fai spillare una bella guiness, la bevi, esci e ti avvii verso piazza venezia, davanti a te il vittoriano e dietro di lui i fori imperiali...sembra tutto distante ma e' a due passi da piazza navona , dove abiti e nel tornare indietro passi da fontana di trevi, pantheon e campo de fiori.....intanto pensi e ti viene in mente il profumo del the, ci stara' bene con della pasta? E il pomodoro si potra' lavorare con profumi grassi ma senza avere grasso? ?....mah, forse si....la prova attende solo il placet da amatrice, d'altronde gli abbruzzesi a roma sono moltissimi e i loro pensieri ogni tanto cozzano con i miei.....povero guanciale......io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-74749755904484123432014-01-11T19:09:00.002+01:002014-01-11T19:09:57.654+01:00Alfa e omega, tutte le cose hanno un inizio e una fine...
<br /><br />mio nonno , anni fa, sposatosi si era innamorato di alassio, il suo lavoro lo aveva portato dopo la prima grande guerra a lavorare in una cucina di pensione vicino alla stazione ferroviaria. Il passaggio dei turisti lo aveva fatto crescere anche con il pesce, lui che piemontese considerava tabù. <br /><br /> Passarono alcuni anni e divenne proprietario e con il tempo padre di due figli che si ritrovà in pensione ad aiutarlo. Il più giovane , silvio, nei viaggi per la laurea conobbe in treno una perinaldese, Fiorita, di nome e di fatto che sposò e appassionò al lavoro di famiglia. <br /><br /> strade e percorsi si succedevano e cambiavano spesso per progredire ed inventare una cucina che fosse di territorio ma diversa: provenza, basso piemonte, entroterra...insomma tanti profumi e sapori che uscissero dagli schemi e soprattutto tanta ricerca anche nei vini. Silvio divenne tra I primi sommelier italiani, fece conoscere prima il rossese a persone che lo aiutarono a crescere come gino veronelli e franco tommaso marchi e dopo contribuì alla crescita del pigato....intanto divenne padre e con fiorita diedero al figliolo massimo la passione e opportunità di pensare al ristorante in maniera differente. <br /><br /> Gli anni passano e di acqua sotto I ponti ne scorrerà tanta. I caratteri dei tre non sono facili e l'ultimo arrivato è veramente diverso da tutti gli altri: poco propenso alle critiche, orgoglioso, per niente accondiscendente, poco ruffiano, poco espansivo, contraddittorio e polemico. <br /><br /> Il palma cresce e diventa un punto di riferimento per molti gourmet....ma il carattere fa entrare in collisione massimo con I maggiori gastronomi nazionali e passa poco tempo che si trova da solo contro tutti con anche I suoi vecchi amici a girargli le spalle....il caso vuole che arrivi una dolce ragazza a calmarlo e sposarlo e finalmente a riportarlo sulla terra. Marina si dimostrerà in gamba sia come moglie, nuora e cameriera. Il quartetto si ricompatta e riparte, la parola d'ordine è personalità, creatività e passione. Piano piano si riprende a scalare la vetta ma le vecchie ruggini sono difficili da levare. Passa ancora qualche anno e il lavoro diminuisce per la crisi che attanaglia l'europa. Un amico romano di massimo lo spinge a un passo estremo....deve solo capire se prendere o lasciare.. <br /><br /> qualche anno addietro aveva già rifiutato torino e milano, poi la costa azzurra ora sicuramente lo farà . Invece no, si arma di coraggio e finalmente sceglie. Vuole riproporsi, rigenerarsi tornare a respirare ossigeno che la sua zona gli vietava o quanto meno non forniva....voleva delle sfide, sentirsi vivo, casa sua stava diventando una gabbia e le sbarre erano gli abitanti del suo paese e quei turisti che gastronomicamente parlando sono rimasti al fritto misto e all'arneis.... <br /><br /> ora si volta pagina e a chi chiederà del Palma la risposta sarà: il palma non è morto, nè chiuso, il palma siamo noi, famiglia viglietti in ogni posto dove andiamo , non sono quelle quattro mura che ci hanno ospitato e riparato per tutti questi anni ma sono il nostro cuore, le nostre passioni e I nostri caratteri che ci seguiranno sempre e permetteranno di essere sempre coerenti con noi verso gli altri.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-63325271526568222812013-12-06T13:54:00.001+01:002013-12-28T23:03:08.599+01:00Memorie di "plongeur"Jimmy jazz...sigaretta sempre accesa, gli occhi semichiusi a testimoniare chissà quali pensieri, le mani callose sempre bagnate.<br />
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Un grembiule a jimmy jazz dura poco, prima lo sporca poi lo bagna e ancora come a picchiarlo gli tira I lembi per fasciarsi stretto. Le pentole sempre lucide, I piatti in riga prima lavati, poi asciugati e le posate che brillano lustrate ad alcol e gomito.<br />
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Jimmy jazz che durante le pause di lavoro si annoia. Prima che chiudessero I cinema lo vedevi allo spettacolo del pomeriggio poi....in camera a leggere. No, I libri non fanno per lui, lui adora le figure, magari di finte lotte di greco/romana tra sessi diversi e possibilmente a corpo nudo.<br />
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Jimmy jazz che qualsiasi cosa gli chiedevi, faceva. Jimmy jazz che voleva farti credere di essere un duro e girava con un coltello a scatto che nemmeno ken della barbie ne avrebbe avuto paura.<br />
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Jimmy jazz che non aveva famiglia, anzi l'aveva ma senza coraggio tanto che I caraventini lo avevano svezzato. Jimmy jazz che comincia a bere come una spugna e crede di reggere con quel fisichetto che ha. Jimmy jazz che passano gli anni e piano piano gli si gonfia il collo. Credi che sia una parotite o qualche stupidata e te lo ritrovi operato in gola con poche prospettive.<br />
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Jimmy jazz che davanti a te sorride per l'ultima volta mentre tu piangi senza farti vedere.<br />
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Jimmy jazz che ti aspetta ogni due novembre con la sciarpa dell'inter che balla al vento e la sua bella croce di legno e tu che gli racconti di quello che succede e........ quanto ti mancaio@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-13188044709525908602013-11-28T20:58:00.001+01:002013-12-28T23:02:49.629+01:00Mulini a vento<div align="CENTER" lang="en-US" style="line-height: d%; margin-bottom: 0cm;">
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In fondo, laggiù, la forma si ingrandisce mano a mano che ti avvicini. Le corna, alte, il fumo che esce dal naso e quel collo gigantesco....tu, lì. Lo guardi e lo sfidi. Anche tu vuoi essere minaccioso e piano lo aspetti, vuoi che ti carichi perchè pensi di farcela. Un tuo attacco, invece, sarebbe inutile. Vuoi sfruttare la sua forza contro di lui.il tuo destriero è pronto come è pronto il tuo scudiero. Sancio ti è sempre stato vicino. Tranquillo, efficiente, sempre pronto ad aiutarti. Era arrivato da te in punta di piedi, poi, pacato , ti aveva seguito nelle tue imprese dandoti quel senso di forza che solo i tranquilli possiedono. Tu sempre in tensione ad analizzare e vedere nuovi nemici e lui, sempre a regalarti stima e consapevolezza. Ogni volta che vedevi I mostri lui ti calmava e ti riportava alla realtà. Uno scudiero lo chiamavano, ma non sapevano che era il tuo alter ego, quello che avresti voluto essere, invece tu sei la punta che deve attaccare e a volte sei in crisi per lo stress e il tuo carattere non certo facile...ma sancio, è lì, con te e tu trai forza dalla sua vicinanza perchè sai che su di lui puoi contarci.....sempre.<br /><br />non hai più difficoltà ma punti di vista che a volte cambiano e si sommano a dubbi, insidie e altro, il tuo bisogno equivale al suo aiuto, insieme si vince e si va avanti. Non esiste più l'eroe ma la figura che ne viene fuori da questa unione . Il toro attacca, è mostruoso , ma ormai sai cosa fare, e al momento giusto sancio ti darà l'arma adatta per sconfiggere il mostro, questo tu lo sai....<br /><br />noi tutti siamo dei don quichotte, sempre in guerra con noi stessi e vediamo mostri in quelli che ci giudicano, ma non tutti abbiamo la fortuna di avere un sancio panza che ci aiuta nel non farci male, quasi ad essere la nostra coscienza.<br /><br />Io in cucina ho un sancio panza, uno scudiero che tutti i giorni mi aiuta per essere meglio me stesso . Spero che le o la prossima avventura ci porti ad affrontarla insieme, contro qualsiasi mostro o drago, schiena contro schiena a menare fendenti aiutandoci e crescendo per quella che sarà una nuova sfida, in lidi diversi, al centro del mondo....i nostri draghi saranno nuovi piatti e nuove ricette, stimoli e analisi non mancheranno e se riusciremo a stare uniti….. poveri romani!!!!!io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-49913788283562637382013-08-16T16:58:00.000+02:002013-12-28T23:08:53.993+01:00Group on Group offMi sono sentito in dovere di cancellare il post che riferiva di una sorta di baruffa..... i personaggi e la storia devono vivere con toni soffusi e ciò non si evidenziava. da parte mia chiedo scusa per l'arroganza che ho avuto nel portare avanti una diatriba che da sterile è diventata infantile. il pallone lo lasciamo a chi di dovere e continueremo a giocare tra noi anche senza prepotenze e diktat. mi spiace che i caratteri dei partecipanti alla tenzone sono usciti distorti, ma quando enfasi e orgoglio entrano in gioco, sviluppano competizione. una gara che non ha avuto nè vinti nè vincitori che ha creato insoddisfazione e malumore....bene, saluto paolino e chi ha partecipato al blog, senza rancore e spero che tra tutti una ipotetica stretta di mano saldi le offese....io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-52675140301479218232013-08-05T13:59:00.001+02:002013-12-28T23:04:05.483+01:00Simpatico???? Forse no, comunque ci provo!Ogni tanto ,come credo tutti voi, digito qualche nome sulla tastiera e vado in internet. Il mio nome viene distribuito in tante finestrelle e così mi incuriosisco e vado a leggere quello che scrivono su di me. Non è una forma di narcisismo ma solo curiosità e in uno ho notato che parla di me come un personaggio stravagante, irascibile e simpatico. Leggendo meglio, noto, che le cose che scrive sono state prese dal mio blog e riportate come fosse una sua intervista, poi scrive dei piatti del mio menu non avendoli mangiati ma sempre copiati dal mio sito. Bene…..quello che voglio esprimere è che il mio blog è un mio sfogo e va pensato in quanto tale….se io manifesto opinioni e sviluppo idee lo faccio per quelli che mi conoscono e cercano di capirmi ma usarmi in questa maniera mi fa pensare….io non voglio essere personaggio. Non voglio che chi non mi conosce fraintenda quello che ho da dire e soprattutto cerco di scindere il personaggio privato dallo chef. Non amo essere additato né etichettato, vorrei solo essere considerato per quello che sono, un appassionato del mio mestiere che ama la sua famiglia e il luogo delle sue origini. Se volete conoscermi meglio non fate altro che prendere la vostra macchinina, venire ad alassio e parlare con me, senza sentito dire e guardandoci negli occhi, per capirci. Ognuno di noi ha una sua storia e come tale va interpretata ma senza strumentalizzarla, anzi, cercando di capirla con il protagonista non scrivendo righe che a volte confondono o danno una visione distorta del personaggio. Chi mi conosce sa che tipo sono e non devo assolutamente difendermi per il mio carattere che si divide in personale e pubblico. Io non amo i critici gastronomici e nemmeno i blogger gastronomici ma con loro ho un rapporto franco e sincero e con alcuni anche una discreta amicizia. I miei amici sanno dei miei comportamenti e possono fare quello che meglio credono poiché sono sempre disponibile per tutto….quindi , ripeto, chi scrive anche di cucina sul palma o su di me è meglio che lo faccia “cognitio causa” e non costruisca personaggi che non vogliono esserlo……<br />
Comunque che io abbia un carattere non facile chiedetelo a mia moglie….è solo trent’anni che ci conosciamo e può darvi conferme!io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-56682901701738409732013-07-02T20:36:00.001+02:002013-12-28T23:09:29.552+01:00Stufato???? No, STUFATO!!!!Davvero, adesso smetto di chiedervelo per favore… basta.
Il mio ristorante segue le mie idee, è per questo che è il mio ristorante, altrimenti facciamo tutti i piatti che volete, ci mettiamo il cuore in pace e vi lecchiamo le terga per avere il proprio tornaconto valutato in denaro.
Mettiamo le cose in chiaro: amo il mio lavoro, mi permette di esprimere quello che ho dentro, libero, senza remore o impedimenti ( a parte i direttori di banca). Sono anni che ho smesso i panni di figlio d’arte per indossare quelli di artigiano e non vedo perché il mio lavoro non venga riconosciuto o premiato per quelle persone che credono di sapere tutto o che vogliono abbuffarsi in maniera pantagruelica. Non sono una pizzeria e tantomeno un luogo da ristoro adatto a ribotte o quant’altro. Cerco di fare cultura in un campo dove tutti hanno da dire qualcosa ma nessuno sa cosa. Essere criticato da presunti gourmet che poi dicono di non aver capito cosa mangiano mi deprime, mi fa capire che i lavori non sono presi seriamente e soprattutto c’è molta approssimazione in quello che fanno. Essere giudicato da clienti che fino a ieri uscivano con la bocca sporca di sugo e l’alito da amaro di fino pasto mi fa pensare che gli anni settanta stanno tornando di moda con i pantaloni a zampa di elefante le zatterone e i basettoni e il pelo fuori dalla camicia con l’immancabile crocefisso.
Adesso basta, se volete venire da me, leggete qualche libro o ascoltate un po’ di musica seria o quantomeno provate a coniugare due verbi per latino e greco vi chiederò la prossima volta. ma davvero, basta scrivere cazzate su me e sul palma , è una mancanza di stile ed educazione…. basta fare confronti, io sono una persona che voglio essere presente anche nei piatti, il mio carattere deve venire fuori quando mangiate e se volete porzioni da camionista : compratevi il camion.
Sia inteso che tutto questo non è uno sfogo ma un dato di fatto….il palma sarà per pochi e vedendo l’andazzo ne sono contento….pochi ma buoni dicevano e speriamo che le mele marce non tocchino le sane altrimenti penso che un locale sulla luna non me lo toglierà nessuno.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7383186303664845023.post-91052032358265225552013-05-05T20:17:00.001+02:002013-12-28T23:08:41.209+01:00Pigato: un po' di chiarezzaAlla domanda che molti si pongono sull’origine del termine “pigato”c’è chi suggerisce che il nome del pregevole vino derivi dal latino “picatum”. Tale vocabolo si riferisce però alla aromatizzazione del vino con la pece adottata nell’antichità con duplice modalità. E’ oppurtuno dapprima ricordare che le anfore, cioè i contenitori vinari venivano nell’epoca greco-romana, impeciate all’interno per favorire la conservazione del vino, anche se sottoposte a lunghe esposizioni al sole, e per rimediare alla porosità della terracotta.Le anfore, sigillate già in quell’epoca con tappi di sughero, percorrevano la via del vino dalle Langhe e dell’ Astigiano per il porto di Alvaro Vadino di Albenga, a conferma di tale percorso si rileva che lo stesso tipo di anfore è stato rinvenuto anche a La Morra e nell’Astigiano.<br />
L’uso poi di resinare direttamente il vino, sia nero che bianco, è tipico di Cipro, della Grecia e dell’Africa settentrionale e dell’Italia meridionale, per molteplici motivi, uno dei quali è il caso di ricordarlo, erano le riconosciute proprietà antimalariche del vino così trattato. I Romani usavano rivestire internamente di pece tutte le loro anfore vinarie; perché allora il nome sarebbe stato usato solo per il vino “pigato” che ancora non esisteva in Liguria?<br />
La pece Nementurica descritta da Columella e Plinio veniva estratta in Liguria occidentale ed esportata in Grecia dove veniva scambiata con vini picati o resinati e con altri generi, di cui era sprovvista la Liguria.<br />
L’estrazione della pece cessò intorno al 1580 quale conseguenza della estinzione delle foreste di alto fusto particolarmente resinosi. Contrariamente a quanto si può pensare, la conoscenza e la diffusione del vino in Liguria non hanno remote origini, perché ancora nel 75 d.C. le popolazioni liguri facevano uso di bevande prodotte con orzo fermentato. Ancora nel XVI secolo, i pescatori Alassini recavano in Sardegna olio di oliva per scambiarlo con vino. L’architetto Chabrol, incaricato da Napoleone Bonaparte di eseguire un’indagine accurata sulle qualità e quantità delle produzioni in ogni comune del dipartimento di Cairo Montenotte, i cui confini arrivavano a Taggia, afferma che i modesti quantitativi vino prodotto erano destinati ai signori proprietari; mentre ai contadini e al popolo erano destinati vini di qualità inferiore e i vinelli. Per quanto riguarda il vino “pigato” di cui ora intendiamo occuparci, bisogna giungere al 1635/1636 per poterne datare la sua prima comparsa in Liguria.<br />
Essa deve farsi risalire ad un appassionato Albenganese che importò a Campochiesa il primo dei vitigni appartenente al gruppo dei cosiddetti GRECHI. L’appassionato viticultore nel descrivere il nuovo vitigno appena importato afferma che nei luoghi di provenienza gli acini giunti a maturazione, con il prolungato contatto dei raggi solari, si pigmentano di colore marrone quasi fosse ruggine e descrive il fenomeno delle “uve pigate”. E’ oppurtuno inoltre ricordare che il termine “pigare” appartiene tuttora al vernacolo Ligure e vuol indicare quelle particolari macchie della pelle umana conosciuto come lentiggini, dovute all’azione dei raggi solari. E’ stato possibile, successivamente verificare in base ad osservazioni ed esperienze che le macchie sugli acini dei vitigni si formano secondo caratteristiche anche sensibilmente variabili da zona a zona, in relazione al micro-clima topico; il quale com’è noto, viene influenzato da numerosi fattori, come l’esposizione solare nonché il contenuto minerale e l’umidità del terreno.In conseguenza di tali componenti variabili, si riscontrano acini che si pigmentano più o meno marcatamente e altri in misura minima; in altre località poi, l’intero acino assume una colorazione rosata. Al primo vitigno, introdotto dal noto appassionato Albenganese, fece seguito in epoche successive l’importazione di altri tre vitigni GRECHI che unitamente al primo ebbero diffusione nella zona albenganese; così da costituire, abbinando in mescolanza, senza predeterminazione di proporzioni, la consistenza ed il patrimonio di quasi tutti i vigneti ad uva “bianca” della zona. Iquattro vitigni, ben conosciuti, definiti e catalogati posseggono caratteristiche ampelografie pressochè identiche, ivi compreso il già descritto fenomeno della maculazione di colore ruggine sugli acini giunti a maturazione. Nel corso degli studi, siamo pervenuti alla convinta conclusione dell’inesistenza di uno specifico e ben individuabile vitigno che possa chiamarsi “pigato”.Nelle pagine che seguono saranno tratteggiate le fasi degli studi compiuti, nonché il processo logico che ha condotto alle conclusioni ora annunciate.<br />
Il termine “pigato” pur ammettendo che esso possa essere indifferentemente adottato per indicare il vitigno o il vino che viene prodotto con la sua uva, non si rinviene in nessuno degli statuti dei comuni della Liguria di Ponente dal 1282 al 1614 che sono stati accuratamente consultati.<br />
In tali documenti che regolano, tra gli altri aspetti della vita sociale ed economica dei comuni, anche l’esercizio dell’agricoltura, dettando precise norme sulle quantità e qualità che devono essere prodotte, si fa frequente richiamo esclusivamente al Rossese di Ventimiglia, al Moscato(Muscadel), al Dolcetto e al Vermentino. Per quanto riguarda il Moscato(Muscadel), negli statuti consultati viene ordinato ai contadini che eseguono nuovi impianti di vigneti, di riservare almeno un quarto di essi a tale vitigno, pena severe multe.<br />
Gli ampelografi, che dalla seconda metà dell’800 hanno cominciato a trattare o descrivere i vitigni che allignano nella Liguria di Ponente, non fanno cenno alcuno al “pigato”; dal che deve desumersi che l’estrema limitatezza delle coltivazioni, e conseguentemente la produzione, sono passate inossorvate. Sulla composizione dei vini bianchi del Tortonese e della Liguria si afferma che nel Tortonese e nella riviera Ligure si producono vini bianchi, fini, fatti con uve Barbarossa, Vermentino, e anche Moscato nonché vini comuni il cui tipo principale è prodotto con l’uva Bosco, con la Bianchetta, l’Albarola.<br />
Ottimi autori che scrivono nei vicinissimi anni sessanta riservano al “pigato” il giudizio di vino prodotto in quantità limitata, consumato dai singoli produttori, e ne danno denominazioni legate alle località di produzione(così: Pigato di Ranzo, Pigato di Ortovero, Pigato di Alassio…etc. etc.)Altri autori descrivono il Pigato quasi come una “curiosità”tipicamente locale, oppure lo ricordano come “passito”, da consumarsi come vino da dessert. Altri ancora confondendo in modo vistoso il Vermentino con il Pigato, coniano il nuovo termine di “Vermentino pigato”.<br />
Poiché le affinità tra i quattro vitigni, di cui ci stiamo occupando, sono veramente notevoli, il primo quesito che ci siamo posti è stato quello di verificare e accertare se essi siano stati introdotti contemporaneamente nell’Albenganese oppure in epoche diverse e successive, nonché se la loro introduzione sia dovuta alle stesse persone o a diversi appassionati, contadini, mercanti, o studiosi. <br />
Il primo dei quattro vitigni, classificato come “AMINEA GEMINA”(sic denominato a causa della conformazione del grappolo, che è doppio), appaiato secondo quanto già è stato accennato, venne introdotto verso il 1635/1636 dall’albenganese don Michele Della Torre, parroco di Campochiesa dal 1628 al 1643, appassionato di agricoltura ed, evidentemente, anche di viticultura.<br />
L’”aminea gemina”importata dal religioso del ‘600 appartiene al gruppo dei vitigni cosiddetti GRECHI, i quali dalla regione d’origine vennero introdotti in diverse regioni d’Italia nell’arco di numerosi secoli, dal XIII al VI a.C. a cura degli stessi Greci, che emigravano in Italia meridionale e in Sicilia. I vitigni grechi hanno goduto di costante ed indiscussa notorietà a ragione dell’ottimo vino dagli stessi fornito. Columella, Plinio, Catone,Varrone descrivono tali vini di lunghissima conservazione e di sapore così delicato da non trovare riscontro in nessuno degli altri vini italiani e “stranieri” conosciuti. Erano, all’epoca, considerati vini di provenienza straniera quelli provenienti dalla Grecia o dall’Africa o del più lontano Medio Oriente. Catone a proposito della preziosità e prelibatezza di tale vino, riferisce che in occasione di banchetti non era consentito servirne più di una volta; per comprendere tale affermazione è oppurtuno ricordare che lo stesso Catone afferma che durante i banchetti venivano servite anche quattro diverse qualità di vino. Non è possibile affermare, allo stato attuale degli studi, se il sacerdote albenganese abbia conosciuto il vitigno di cui stiamo parlando durante qualche suo viaggio, e se esso gli sia stato recato da qualche viaggiatore. Comunque siano andate le cose, al Della Torre va ascritto il merito di avere apprezzato per primo il vitigno, di averlo descritto e catalogato, nonché di averne curato la diffusione.<br />
Successivamente infatti, il vitigno viene gradualmente ad interessare i territori di Cisano, Ortovero, Garlenda, Ranzo ed altri paesi e località dell’attuale provincia di Imperia.<br />
La seconda varietà importata è la cosiddetta “FAVORITA” introdotta negli anni 1680/1685 da pescatori Alassini di ritorno dalla Corsica, ove era detto vitigno GRECO già proveniente dalla Spagna; esso era coltivato nella parte meridionale dell’isola nei dintorni di Sartène.<br />
Come riferisce lo storico locale Alassino Antonio Carossino, l’uva era conosciuta in loco anche con l’appellativo di “uva di Terrasanta o di Gerusalemme”. Il nuovo vitigno ha perciò sulla collina di Alassio il primo centro di introduzione e coltivazione; di qui ha inizio la sua progressiva diffusione nelle zone limitrofe.<br />
Si deve arguire che l’importazione o comunque l’introduzione di nuove e sconosciute qualità di vitigni fosse cosa abbastanza frequente per quel tempo, e per i pescatori alassini che approdavano in lontane contrade, se, come riferisce il marchese Ippolito Gallo attorno al 1653 venne eretto in Alassio un oratorio dedicato alla Madonna delle Vigne. L’oratorio venne distrutto da una frana di imponente entità staccatasi nel 1842 dalle pendici del monte Tirasso. La terza varietà, in ordine di tempo viene introdotta ad Ortovero negli anni 1830/1831 dal parroco don Francesco Gagliolo. Il vitigno così introdotto è il “GRECANICO DORATO” o GRECO DI ARCETRI che venne portato a dimora per la prima volta nella vigna a monte della chisa, dove attualmente è sistemato il campo sportivo; e di qui dilagò nella zona ove adesso trovasi diffuso.<br />
Il quarto e ultimo vitigno è il “GARGANICO o GARGANEGA”, comparso verso la metà del secolo XIX; di esso non si conosce la zona o località di primo impianto e neppure si sa ascriverne l’introduzione. E’ stato chiesto se i grappoli delle quattro varietà sono uguali o se sono distinguibili tra loro. Nel rispondere è necessario distinguere tra gli aspetti ampelografici o “esterni” o descrittivi dei grappoli, e quelli relativi al vino ottenibile da ciascuna varietà. Sotto il profilo ampelografico i grappoli delle quattro varietà presentano caratteristiche che abbastanza facilmente li distinguono gli uni dagli altri anche se provenendo dall’unico ceppo dei vitigni GRECHI portano altrettanti caratteri comuni, quali ad esempio, inconfondibile, il grappolo alato, la pigmentazione degli acini. Per quanto riguarda il mosto e il vino prodotto separatamente da ciascuna varietà, l’analisi fornisce risultati pressochè identici.<br />
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DESCRIZIONE AMPELOGRAFICA<br />
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Riprendendo quanto affermato nell’introduzione, tutte e quattro le varietà di vitigni, facenti parte del Pigato, sono originarie della Grecia o sue isole.<br />
Confermano la comune origine la presenza in ciascuna delle varietà, dei seguenti caratteri ampelografici:<br />
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<li>le foglie sui tralci sono a intervalli quinquelobate e trilobate o intiere, le foglie quinquelobate e quelle trilobate o intiere crescono sui tralci senza regola e alternanza sia al di sopra che al di sotto della 8° foglia</li>
<li>circa il 50% dei grappoli prodotti è alato e molto spesso si verificano grappoli con due ali. Secondo l’andamento più o meno favorevole della fioritura, e cioè se l’umidità è normale e la temperatura costante, l’alato rimane produttivo, altrimenti il fiore <cola> e rimane a guisa di viticcio, attorcigliandosi al grappolo stesso o ai tralci vicini</li>
<li>in primavera, la parte apicale dei tralci di primo getto assume una colorazione rosa carnicino.</li>
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Le ora rilevate caratteristiche comuni delle quattro varietà di vitigni sono state confermate nell’indagine condotta dai dottori Alberto Quaglino e Pier Giorgio Savino dell’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Torino.<br />
Un discors a parte merita il “vitigno Pigato”secondo Quaglino e Savino in quanto se anche la lunghezza media del peduncolo nel campione esaminato raggiunge i cm 5,5, vi è una certa uniformità di distribuzione nelle quattro diverse classi. Il peduncolo si può comunque definire lungo o molto lungo nel 50% dei casi.<br />
Tutti e quattro i descritti vitigni sono soggetti in misura più o meno elevata in relazione alla loro sensibilità, al marciume causato dalla “botritis cinerea”. La AMINEA GEMINA nella sua qualità MAJUS o MAJOR è la maggiormente colpita, in quanto il grappolo serrato compatto lungo 12/15 cm. Con acini medi piccoli rotondi 11/14 mm. Non ammette circolazione d’aria e la buccia molto sottile si screpola facilmente.<br />
L’AMINEA GEMINA nella qualità MINUS o MINOR non è soggetta a marciume perché i grappoli lunghi 12/15 cm. producono acini sporgenti e acinellati del diametro da 11-14 a 6-9 mm.<br />
La FAVORITA che fornisce grappoli lunghi 18/22 cm ed acini grandi 13-16 mm serrati, rotondi ma non compatti, è più difficilmente attaccata dal marciume, salvo forte intensità di umidità in fase di maturazione.<br />
Il GRACANICO DORATO è attaccato dal marciume a causa dei suoi grappoli grandi 18-22 cm con acini di 15-17 mm medio grandi sub rotondi mediamente compatti, che soffrono l’umidità in maturazione.<br />
Il GARGANEGA è poco attaccato dal marciume anche in periodo di piogge insistenti. Il grappolo è lungo 18-22 cm con acini spargoli di grandezza medio grande 13-16 mm rotondi leggermenti schiacciati alle estremità.Secondo quanto è già stato illustrato, i vitigni ora descritti, dopo la loro introduzione, ebbero successiva diffusione in tutta la zona dell’Albenganese e in alcune zone limitrofe della attuale provincia di Imperia, per cui dopo un certo periodo di tempo si ebbe in tutti i vigneti la coesistenza di esemplari di tutte e quattro le varietà- Il vino prodotto con l’uva delle singole varietà di vitigni presenta caratteristiche diverse: la FAVORITA fornisce un vino che possiede un aroma assai meno spiccato rispetto all’AMINEA GEMINA e del GRECANICO DORATO; così pure il sottofondo amarognolo, come da mandorle amare e meno pronunciato.<br />
La varietà GARGANEGA produce un vino che possiede un aroma sottofondo ed un colore simile a quello ricavato dalla “favorita”. Il vino ottenuto dalla mescolanza delle quattro uve assomma pertanto in sé la peculiarità di ciascuno dei vitigni componenti.<br />
Poiché la percentuale di mescolanza dei vitigni era estremamente variabile nei singoli vigneti, anche il vino possedeva caratteristiche differenti e se a tale circostanza si aggiungano le variabili introdotte dalla diversa composizione del suolo e sottosuolo e del microclima, si può affermare che il vino di ogni vigneto era , rispetto agli altri, unico ed irripetibile. A tale estrema variabilità si deve ancora la viva emulazione che sorge tra i contadini allorchè confrontano reciprocamente il prodotto del proprio vigneto e del proprio lavoro. A causa della più elevata resa unitaria, più marcata anche per effetto della maggiore resistenza al marciume, la FAVORITA venne a riscuotere maggiore favore presso i contadini tanto che progressivamente, in occasione dei nuovi impianti, nei vigneti si riserva sempre maggiore spazio ed importanza a tale vitigno rispetto agli altri tre.<br />
La trasformazione, avvenuta nel corso di alcuni decenni, è verificabile raffrontando la composizione dei vigneti più antichi ancora esistenti in talune località, con quella dei vigneti impiantati negli ultimi trenta, quaranta anni.<br />
Se da un lato ciò ha condotto, e ancor più marcatamente condurrà, ad una relativa standardizzazione ed omogeneità delle caratteristiche organolettiche del vino prodotto nei singoli vigneti e nei singoli comuni, dall’altro dovremo rammaricarci che la causale “scoperta” di un vino nato dalle mescolanze di vitigni differenti ancorchè di ceppo analogo, vada progressivamente cancellandosi. Onde conservare e riscoprire l’antica mescolanza e ricetta del PIGATO riteniamo sia necessarioa dare inizio al più presto ad approfonditi studi accompagnati da esperienze eseguite con oculata competenza e con l’ausilio delle moderne tecniche di coltivazione e di vinificazione. Quasi come un viaggio a ritroso nel tempo, è possibile ritenere la vinificazione con percentuali diverse di uva proveniente dai quattro vitigni allo scopo di ricostruire il PIGATO quale venne prodotto e degustato dai contadini di un secolo fa. E’ da ritenersi che si sia verificato anche un certo scadimento nella qualità a causa della descritta trasformazione, tanto che ad esempio il PIGATO viene ora considerato vino di pronta beva , contrariamente a quanto era in uso nel passato. <br />
Dalle risultanze degli studi e delle esperienze, il passaggio ad una progressiva ed intensiva introduzione, nei vigneti, dei vitigni mancanti nelle esatte proporzioni dovrebbe costituire la indispensabile premessa per ottenere un vino con caratteristiche il più possibile uniformi in tutta la <zona> del PIGATO, già individuata da precedenti indagini.<br />
I quattro vitigni che compongono il “pigato”forniscono un vino che può definirsi uno dei più aromatici d’Italia. <br />
Luigi Veronelli così si esprime nel giudicare il vino prodotto in un vigneto con i quattro vitigni greci prima descritti, e corrispondente quindi al tipo di vinoche, si può presumere, era anticamente prodotto: < colore giallo oro vivace e brillante; bouquet ampio, dichiarato, del tutto personale (subito i sentori di muschio e sottobosco bagnato; ad attento ascolto mandorla e cedro); sapore completo, grasso e sicuro; nerbo sodo e stoffa larga e vellutata (fa coda di pavone); pieno carattere e razza>.<br />
Per quanto riguarda i caratteri forniti dall’analisi chimica si hanno i seguenti dati riferiti alle generalità dei vini prodotti: gradazione alcolica da un minimo di 12° ad un massimo di 14° (gradi media 13).<br />
Acidità intorno al 4% con punte massime al 6%<br />
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ANNIBALE CAZZADORI<br />
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ai primi degli anni settanta Annibale Cazzadori, un perito agrario in pensione con l'hobby del vino, portò a mio padre da assaggiare un vino bianco molto interessante. Lo chiamava PIGATO , mio padre prima scettico, poi entusiasta volle conoscere il luogo di produzione di quel vino e portò con se un suo amico che arrivando nella vigna di Ortovero rimase impressionato da quel mini paradiso terrestre. Fiori e frutti tra i filari regalavano profumi e il sistema di coltivazione ricordava il mitico Friuli. "silvio, se il signor annibale chiama questo suo vino <pigato> bisogna che gli altri vengano a vedere come si lavora in vigna"<br />
"hai ragione Gino, lo faremo ...e quando torni a Bergamo ricordati di quello che hai appena assaggiato"<br />
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due amici, mio padre e il mitico gino veronelli che davanti ad un bicchiere giallo oro cominciavano a tessere le fila di un ordito che a tutt'oggi regala mistero e fantasia sulle sue origini.io@michiamomassimo.ithttp://www.blogger.com/profile/07626512177511157927noreply@blogger.com0